1963 – La vita comincia, la scuola è finita, due sono le soluzioni : o continuare a studiare o andare a lavorare e quello, all’epoca non mancava. Bisognava fare una scelta . Ma quale ?
Purtroppo a quei tempi con i genitori c’era poco da discutere et mio padre, certo che se lo diceva era per il mio bene, diceva sempre « se ti metti a fare il mio mestiere, preferisco spezzarti le gambe », Lui era elettrogalvanico, sempre in mezzo agli acidi, alla polvere e senza alcuna protezione, quindi sapeva quali erano i rischi per la salute e per me voleva il meglio.
E fu cosí che andai a fare il cameriere in piazza San Marco al caffè Lavena per tutta la stagione estiva. Li guadagnavo molto bene, pero’ le mie idee erano altre, se avevo accettato di fare quel lavoro era solo per farmi un po’ di soldi.
Durante quel periodo, conobbi una ragazza italiana in vacanza a Venezia proveniente dal Belgio perché emigrata con la madre fin da piccola e, guarda caso, la zia abitava il mio stesso quartiere, feci conoscenza con lei grazie ad un amico, Nico suo cugino, il quale me la presentó e la sera stessa uscimmo tutti insieme per Venezia, andó tutto cosí bene che alla fine della sua vacanza ci scambiammo gli indirizzi con la promessa di scriverci e fu cosí.
Dopo la sua partenza e dopo un periodo di contatti per lettera, visto che a causa dell’incidente non mi presero in marina e fui riformato per la stessa ma abile arruolato per l’esercito, (avrei voluto andare in marina per fare la carriera militare) decisi di partire in Belgio.
Quando dissi ai miei della decisione che avevo preso, ebbi un secco e immediato rifiuto da mio padre. I motivi del rifiuto erano semplici, diceva : « qui a casa non ti manca niente, non hai bisogno di emigrare sopratutto in Belgio dove c’è l’obbligo della miniera, quindi toglitelo dalla testa perché non ti daró mai l’assenso » In effetti essendo ancora minorenne avevo bisogno della sua firma, decisi allora di aspettare per calmare le acque cercando un’altra soluzione per partire. L’Occasione si presento’ quando un amico rientro’ in vacanza dalla Germania qualche mese dopo e gli chiesi di procurarmi un contratto di lavoro di un mese. L’amico rispettó la parola e qualche tempo dopo ricevetti a casa il contratto. Lo feci subito vedere a mio padre e alle sue domande di perché tanta voglia di partire, inventai che in ogni caso sarei stato via solo 3 mesi per imparare il tedesco visto che sarei dovuto partire per il servizio militare aggiungendo che dopo tutto il passaporto sarebbe valido solo per 3 mesi. A questo punto si convinse e venne in Questura per firmare il consenso. Quel che non sapeva era che il passaporto sarebbe stato valido per 28 stati tra cui il Belgio.
Decisi di partire il 5 ottobre 1964 cioè dopo il mio compleanno ma qualche giorno prima del 5 ricevetti la cartolina di convocazione al pre-servizio militare per prestare i famosi 3 giorni in caserma, avrei dovuto presentarmi il 9 ottobre, quindi dovetti riportare la partenza al 11 ottobre, e cosí fu. Uscendo dalla caserma a mezzogiorno dell’11 ottobre, i bagagli erano già al deposito, e alla stazione c’era mia madre e mia zia Licia che mi aspettavano per salutarmi. Con me c’era anche Mario, un amico che aveva anche lui deciso di partire all’avventura perché lui di contratto non ne aveva. Partimmo per Garmish Partenkirken, destinazione il Sheridan Plaza Hotel, albergo di una base americana. Quando arrivammo chiesi subito al direttore, il quale parlava italiano, se poteva assumere anche Mario, e lo assunse poi chiesi a mia volta di potermi assentare per una settimana per andare in Belgio e poi ritornare e accetto’.
L’Indomani partii per il Belgio dalla ragazza conosciuta a Vanezia, rimasi una settimana e poi ritornai per fare il mese di lavoro in prova. Con grande sorpresa non trovai più Mario, al quale avevo prestato dei soldi prima di partire in Belgio, perché lui era proprio spiantato, gli lasciai i soldi necessari per vivere la settimana della mia assenza, seppi in seguito che ne aveva combinate di cotte e di crude, seppi che aveva perso il lavoro ancora prima di cominciare, perché la sera stessa della mia partenza, il direttore lo aveva gia buttato fuori e da allora non lo vidi più. Con il passare degli anni seppi in seguito che dopo varie avventure, si sarebbe sposato con una canadese emigrando poi in Canada. Intanto lavorai nell’albergo per quindici giorni come cameriere e devo dire che non si stava poi cosí male, poi dopo i primi quindici giorni, l’albergo chiuse per dei lavori ed io fui messo a lavorare con un tedesco che parlava italiano, molto bravo, mi spiegó che durante la guerra (una guerra non voluta da lui, mi diceva) in Italia, si rifugió presso una famiglia italiana ed è cosí che imparo la nostra lingua. Facevamo dei lavori di manutenzione. Un giorno mi chiese di andare a casa sua per farmi conoscere la sua famiglia, e cosí accettai e conobbi la moglie e la figlia, una splendida ragazza, lei parlava un po’ l’italiano insegnato dal padre. Andai cosí da loro parecchie volte. Ma poi alla fine del contratto di lavoro, partii per il Belgio.